Vi è una forte relazione che unisce la famiglia Felloni al luogo in cui si trova il negozio storico fondato da Giancarlo a metà del secolo scorso in via Canonica 6 a Ferrara.
Uno spazio che, ancor prima di essere una geometria rettangolare, è un luogo emotivamente vissuto. Un luogo che ha importanza per i sentimenti, i ricordi e le suggestioni che trasmette al singolo individuo e non solo un luogo di commercio. Le grandi pareti con le stoffe esposte governano ancora oggi la grammatica dello spazio.
Grazie alla composizione artistica, voluta dallo Scandiani e dallo stesso Felloni, il luogo è tuttavia carico di una moltitudine di significati e simboli che concorrono a crearne l’esclusività e a definirne lo spirito, il carattere, l’anima, la sua atmosfera.
Demolire per ricostruire tutti gli interni, attraverso un progetto di nuovo design datato 2020, sarebbe stato un atto improprio, di prevaricazione, con nuove forme o linguaggi che avrebbero superato il consolidato storico, perdendo, forse, il vero carattere del “negozio”.
Il nuovo disegno degli interni è stato creato più con il bisturi del chirurgo, con le forbici del sarto, che con gli attrezzi del muratore. Giulio e Alberto hanno seguito puntigliosamente tutti i nostri passi , sia che si trattasse di funzione che di forma.
Dice Giulio, tutti i giorni :“…l’eleganza è fatta dai dettagli.”
Scriveva Balenciaga, nel 1930 che “…uno stilista deve essere un architetto per il taglio, uno scultore per la forma, un pittore per i colori, un musicista per l’armonia e un filosofo per lo stile…” e questo tipo di visione, seppur datata, è stata quella che ha guidato noi e la committenza verso il disegno degli interni del 2020.
Il progetto di interior fin dall’inizio è stato orientato verso la tutela e la valorizzazione, la conservazione, la riscoperta e il recupero di linguaggi e materiali del ‘900 al fine di trasferire nel tempo il valore, la qualità, le ricchezze ed i metodi di lavorazione di epoche passate ma a tutt’oggi foriere di Cultura e Patrimonio della tradizione artigianale.
Segni, testimonianze e prodotti di epoche e culture in cui stoffe, tessuti e materiali si intrecciavano generando spazi di sobria ed eclettica eleganza.
CONSERVARE / i materiali lapidei e lignei come segno di attenzione verso una cultura per le arti plastiche ancor prima che per il prodotto da costruzioni;
RECUPERARE /e riproporre, grazie a falegnami tutt’ora sul mercato dotati di conoscenza circa le lavorazioni artigianali del passato come, ad esempio, la lavorazione a listelli in massello con decorazioni a intarsio;
RISCOPRIRE /per valorizzare luogo e spazio, le storiche geometrie che hanno generato il linguaggio dell’architettura degli interni della prima metà del ‘900 come, ad esempio, gli alti soffitti realizzati da incroci di travature dove funzione e forma parlavano un unico codice.
PROMUOVERE / maestranze, artigiani, manodopera e utilizzare imprese nelle tante declinazioni (elettricisti, pittori, vetrai, cartongessisti, marmisti, falegnami, ecc) provenienti dal nostro territorio come “mandato dovuto” legato ad investimenti sul nostro eccellente capitale e tessuto d’imprese locali.
Il progetto si è confrontato con nuove tecnologie ed ha integrato nell’immagine storica funzioni e moderni materiali performanti: le grandi vetrate basso emissive per il contenimento energetico, il sistema di riscaldamento e raffrescamento degli ambienti ottenuto con macchina ad aria, i sistemi di illuminazione a basso consumo ed alta efficienza, e un’attenzione particolare a materiali, vernici e tinte esclusivamente all’acqua nonchè prodotti compatibili con l’Ambiente.
Un “progetto etico” che assume quasi uno status deontologico, uno studio del dovere coscienzioso che ha portato a dire, tra noi, che il nuovo design “non poteva che essere così”.
Nelle parole di Diego Farina, Massimo Davi, Maurizio Bonizzi e David Pavani è emerso chiaramente come l’idea di rispettare il luogo fosse stata da sempre la missione principale che ha superato la prevaricazione della “vanita’” che spesso accompagna il gesto del progettista il quale vede, il proprio progetto, come immortale e capace di segnare tempo e mode.
Qui i presupposti su cui si è basata la teoria del progetto sono stati dettati in primis dal luogo e poi dalla committenza, a seguire dai materiali e non ultimo dalle tecnologie innovative, ma mai dalla presunzione del disegno.
Il progetto architettonico è silenzioso, invisibile, celato dietro al progetto di un negozio di Tessuti voluto nel 1936 da Giancarlo e ancora oggi aderente al contemporaneo stile Felloni.